PINUCCIO SCIOLA

San Sperate, 1942 – Cagliari, 2006)

Artista capace di slegare e decifrare il rapporto tra arte e natura, Pinuccio Sciola nel corso della sua straordinaria carriera è riuscito a trasformare i limiti e l’ostilità della propria Sardegna in una risorsa senza precedenti. Il suo percorso artistico ha avuto inizio molto presto, e grazie alla vincita di una borsa di studio nel 1959 ha potuto frequentare il liceo Artistico di Cagliari e successivamente l’Istituto d’Arte di Firenze a cui farà seguito l’Accademia Internazionale di Salisburgo. L’incessante curiosità e la voglia di conoscere e confrontarsi nei contesti di respiro internazionale, lo portano a viaggiare spesso in giro per il mondo, dove avrà l’opportunità di conoscere personalmente artisti del calibro di Giacomo Manzù, Fritz Wotruba, Aligi Sassu e Henry Moore. I movimenti di protesta del ‘68 sono stati una fonte d’ispirazione per Sciola: egli ne assorbe la carica e l’intento evolutivo, decidendo così di stabilirsi nuovamente in Sardegna e di trasformare ed innovare il volto del suo paese d’origine, San Sperate.

I muri delle case non erano altro che bianche tele da riempire di colore e tradizione, e decide così di trasformare una località di forte impronta agricola in un vero e proprio Paese Museo, conosciuto in tutto il mondo, in cui vivono a cielo aperto centinaia di opere d’arte. Grazie ad un riconoscimento dell’UNESCO, nel 1973 è stato invitato a Città del Messico per conoscere e collaborare con il maestro David Alfaro Siqueiros, uno dei padri fondatori del muralismo. Per anni Sciola si farà portavoce del recupero, della salvaguardia e della valorizzazione delle tradizioni popolari e rurali, e le sue opere sono state esposte e collocate presso prestigiosi spazi espositivi in tutto il mondo. Agli inizi degli anni Novanta la sua ricerca artistica si apre ad uno scenario nuovo ed inaspettato: nel 1996 Sciola presenta al Festival Time in Jazz di Berchidda le sue Pietre Sonore, realizzate scolpendo grandi blocchi di roccia con incisioni e piccoli segmenti. La materia statica e dura della pietra diventa con Pinuccio Sciola elastica e dinamica, capace di far uscire da sé suoni e suggestioni uditive.

Le grandi Pietre Sonore riprendono formalmente il megalitismo sardo ma parlano un linguaggio moderno, capace di esprimere attraverso monumenti silenti, i suoni ancestrali, memorie che il tempo ha impresso e assimilato e che con Sciola si rivelano.

Nel 2003 inizia una collaborazione con l’architetto Renzo Piano scegliendo una monumentale scultura sonora per la Città della Musica a Roma. Nel 2012 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nomina Pinuccio Sciola Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana; nel 2014, presso il Teatro Lirico di Cagliari, in occasione dell’opera La Turandot di Puccini, l’intero allestimento scenografico viene curato dal maestro, e nello stesso anno gli verrà conferito il prestigioso premio “Medaglia Beato Angelico” e il “Premio Donne del Marmo 2015”, per il suo importante contributo alla storia della scultura durante la cinquantesima edizione a Verona della manifestazione Marmomacc.

Dopo la sua morte, avvenuta nel maggio del 2016, i figli dell’artista hanno deciso di istituire la Fondazione Sciola e di portare avanti il Giardino Sonoro, un vero e proprio museo a cielo aperto, un suggestivo percorso espositivo in cui è possibile respirare e ascoltare la ricerca artistica di Sciola, in continua evoluzione.