Statuaria lignea (XVI-XIX secolo)

Il Museo Diocesano Arborense ospita nella sala San Pio X una ricca e ampia collezione di sculture in legno intagliato, policromato e spesso damaschinato in oro, provenienti dalla cattedrale di Santa Maria Assunta, dalla chiesa della Madonna del Carmine, dal Seminario Arcivescovile di Oristano e dall’episcopio.
La più antica testimonianza è il frammentario Gruppo degli otto Apostoli, le cui statuette di piccole dimensioni, trattenenti ancora la policromia autentica, adornavano – insieme ad elementi in alabastro purtroppo perduti – l’altar maggiore del duomo oristanese nel primo Cinquecento. Il contratto di commissione del maestoso retablo, straordinariamente giunto fino a noi, ricorda la realizzazione da parte del pittore stampacino Pietro Cavaro e dello scultore catalano Jaume Rigalt dopo il 1535.

Alla fine del XVI e alla prima metà del XVII  appartengono anche i due busti reliquiario di santa Leonzia e san Dionisio Vescovo, provenienti dalla collezione dell’episcopio. Vennero realizzati da un ignoto scultore campano con la tecnica dell’estofado de oro, ancora perfettamente apprezzabile. Sempre di produzione campana sono le statue  san SimeoneSalvator Mundi o Apostolo,  databili alla prima metà del ‘600, entrambe provenienti dalla Cattedrale e forse in origine da altre chiese del territorio.

Al pieno XVIII secolo appartiene la statua di sant’Archelao presbitero e martire, patrono dell’Arcidiocesi e della città di Oristano. Attribuita alla bottega di Giacomo Colombo insieme ad altre sculture della cattedrale, è stata restaurata in occasione della solennità del 2018, riportando alla luce l’originaria damaschinatura a foglia d’oro e d’argento.

Alla collezione del Seminario Arcivescovile appartiene invece la Madonna con Bambino e san Gaetano da Thiene, di ambito napoletano del XVIII secolo, anch’essa dotata della sua autentica policromia. Di ambito locale sono invece sculture quali la sant’Elena imperatrice, il santo dell’Ordine Carmelitano, la Madonna del Carmine coi santi Cosma e Damiano (Chiesa del Carmine) e san Narciso Vescovo.

A botteghe sia napoletane che locali, si attribuiscono invece i simulacri custoditi nella sala San Pio X, i quali abbracciano un lungo arco cronologico tra il XVIII e il XIX secolo: san Rocco, santo Diacono, santo Domenicano, san Crispino e san Crispiniano, sant’Apollonia, Madonna della Pietà, Madonna con bambino e due angeli candelabri.  Si tratta di sculture provenienti dalle chiese cittadine, oggi per lo più non officiate, anticamente sede di confraternite e gremi, ancora in attesa di opere di restauro.