Nel Tempo

NEL TEMPO

L’unica nobiltà dell’uomo, la sola via di salvezza consiste nel riscatto del tempo per mezzo della bellezza, della preghiera e dell’amore.

(Gustave Thibon)

Nel Tempo è un viaggio dentro l’umanità, attraverso il linguaggio speciale dell’arte, che nel suo farsi simbolo distilla emozioni e riflette sulla natura complessa dell’uomo e del suo rapporto con l’Eterno e con la Storia. 

Simone Dulcis e Lea Gramsdorff recuperano pagine scritte in occasioni speciali del loro percorso artistico e le ri-leggono nella necessità di consegnare a questi spazi un lavoro site specific totalmente originale. 

Le tre grandi istallazioni ElegiaExodus e Preghiere del Mattino sono tre dissertazioni sapientemente cucite tra loro che indagano il rapporto tra l’uomo e la preghiera, l’uomo e la storia, l’uomo e la natura. Una sintesi corale che muove verso Dio attraverso la parola, l’azione, la contemplazione. Una cattedrale gotica dai grandi variopinti vetri che spinge verso l’alto le sue colonne, progressiva rarefazione architettonica che giunge al Creato là dove l’uomo ha conosciuto l’idillio dell’Eden. 

Elegia è un’unica opera in molteplici istallazioni che i due artisti hanno dedicato alla Cripta di Santa Restituta a Cagliari, spazio sacro, luogo di fede, di vita, di morte, di storia, chiuso, impolverato, insalubre sotterraneo di pietra scavata e scolpita in altari su cui mani giunte pregarono disperatamente in quel lontano ’43 quando, storditi dal roboante suono delle bombe, donne, bambini e uomini smarrirono i sorrisi della quotidianità. 

Simone Dulcis e Lea Gramsdorff che hanno scoperto nel lavoro a quattro mani un momento di riflessione comune risolto, in pittura, in forme complementari armonico-melodiche, realizzano, in questa occasione, un numero di stazioni creando un percorso preciso, un viaggio nel profondo, un canto orfico, una discesa, che è anche fisica, verso luoghi della memoria dove raccogliersi per ritrovare se stessi. 

Il colore blu è filo di Arianna: blu profondo lapislazzuli come nel cielo di Michelangelo del Giudizio Universale che ancora ricorda all’umanità il suo destino. È il blu della meditazione, dell’infinito, così lo interpretava Kandinskij, il blu della preghiera. 

Superato questo momento di “preparazione” che tutta la comunità riunisce sotto un unico canto, il popolo in cammino, in Exodus, scrive la sua epopea in pagine di storia: siamo nel tempo dell’uomo. Exodus è un progetto che Lea Gramsdorff approfondisce da alcuni anni proponendo carte nautiche su cui, steso il colore, si muovono le genti lungo confini in bilico tra il geografico e l’immaginario. Nell’istallazione qui presentata il tema assume proporzioni epiche divenendo una sacra rappresentazione condotta a quattro mani con Simone Dulcis: le figure sono sculture, i cieli tele dipinte, tutto è in movimento, la scena ci cattura catapultandoci dentro il racconto. Dove siamo diretti? La domanda nasconde una profonda drammaticità esistenziale risolta nell’istallazione successiva, Preghiere del Mattino, che ritrova nella mistica francescana la chiave ideale del rapporto tra Dio, Uomo, Creato. 

Finalmente, leggiamo nei Fioretti, compiuta la predicazione, santo Francesco fece loro il segno della croce e diè loro licenza di partirsi; e allora tutti quelli uccelli si levarono in aria con maravigliosi canti, e poi secondo la croce c’aveva fatta loro santo Francesco si divisoro in quattro parti (…) e ciascuna schiera n’andava cantando maravigliosi canti. Gli stessi canti che ritroviamo fuori dal Museo Diocesano, nell’hortus conclusus, giardino allegorico, intimo colloquio con Dio. 

Efisio Carbone